martedì 20 aprile 2021

#23 - Vento da Nord

 “Era uno di quei giorni di marzo in cui il sole splende caldo ed il vento soffia freddo: quando è estate nella luce e inverno nell’ombra.”
Charles Dickens

Inizio febbraio.
Giallo.
La notizia era nell’aria, ma adesso è ufficiale: da lunedì prossimo la Lombardia torna in giallo.

Mai colore fu tanto benvoluto. 

Così, come due piloti pronti a scattare sulla linea partenza, Simone ed io non perdiamo tempo e ci organizziamo subito per sfruttare al meglio l’occasione del cambio di zona.
Siamo a digiuno di montagna da troppo tempo e in questa continua girandola di aperture e chiusure una bella escursione è proprio il toccasana che ci serviva.

Programmiamo la nostra uscita per il giovedì successivo, siamo entrambi a casa, le previsioni del meteo sono promettenti e speriamo in questo modo di evitare l’assalto alla vette di tanti altri montanari impazienti nel finesettimana.
Per quanto riguarda la meta ne cerchiamo una al sotto dei 1800 metri d’altezza, in questi giorni c’è allerta valanghe e siccome non siamo degli incoscienti non vogliamo correre rischi inutili.
La nostra scelta cade sul monte San Primo.
È una vetta tranquilla e che conosciamo già, anche se non l’abbiamo mai affrontata in inverno.
Tutto è ben organizzato, non ci rimane che aspettare che arrivi il giovedì tanto atteso.
Cosa potrebbe mai coglierci di inaspettato?


Ci mettiamo in strada di buon’ora in direzione di Sormano, la giornata promette di essere splendida. Come da previsioni.
Ottimo inizio.
Arrivati al parcheggio troviamo giusto un posto libero per l’auto: più gente di quanta ci aspettavamo deve aver avuto la nostra stessa idea…
Poco male, fa sempre piacere incontrare qualcun altro lungo la via.

Ci incamminiamo lungo il sentiero che parte dalla Colma di Sormano, c’è ancora  neve ma si riesce a procedere agilmente senza bisogno di usare i ramponi.
Il profilo del monte San Primo si mostra subito con un aspetto per noi inedito: Il sole è caldo e la sua luce si riflette sul manto nevoso, il paesaggio imbiancato è incantevole, pervaso da un’atmosfera fiabesca.
Attraversiamo il primo tratto boschivo senza badare al tempo che passa, ai nostri passi accompagniamo tutte le piccole e grandi novità  che abbiamo accumulato nelle settimane precedenti, passate senza vedersi: “come procede la tesi?”, “al lavoro, come va?”, “ho un progettino in mente per quando si potrà”, “ma con quella tipa là ti senti ancora?”...

Ad un certo punto, tra una chiacchiera e l’altra, ci rendiamo conto che si è aggiunta una terza voce alle nostre due: è il vento, che strepita chiassoso tra le frasche per farsi sentire.
Proseguiamo senza darci troppo peso e finalmente, diradatisi gli alberi, comincia la salita verso la cima.
Ben presto ci accorgiamo che il nostro aeriforme compagno non ha intenzione di abbandonarci e, anzi, si fa via via sempre più pungente sulla pelle.
Saliamo ancora, il vento ormai soffia forte e solleva tutt’intorno lo strato ghiacciato della neve che ci avvolge in una sorta di nube bianca.
Per fortuna il cielo è terso e il sole, già alto, scaldandoci non ci fa soffrire quel gelido abbraccio.
È allora che incrociamo un arzillo vecchietto, stranamente già di ritorno.
Scopriamo che lui ci ha rinunciato, oggi niente vetta, e il motivo ci è chiaro: troppo vento.

Noi decidiamo di fare un tentativo e continuare, vogliamo almeno arrivare in cresta dove inizia l’ultimo tratto del sentiero.
Le folate diventano più insistenti, il loro sibilo più incessante e noi ci stiamo muovendo controcorrente, il passo rallenta: ma ci siamo quasi…
… non appena ci affacciamo sul crinale il vento esplode in un boato fragoroso (ci sentiamo a malapena) e ci investe con una raffica sferzante. Ci si muove a stento, a testa bassa e con le racchette ben piantate.

Ci prendiamo un attimo per ammirare tanta potenza, non ci era mai capitato di assistere ad una scena del genere. Un ululato selvaggio riecheggia per tutta la valle ricordandoci quanto siamo piccoli davanti alla forza di Madre Natura. Che spettacolo!

Passato il momento, valutiamo la situazione: non è impossibile proseguire (possiamo persino scorgere altri escursionisti lungo la cresta), ma non ne vale la pena.
Facciamo retrofronte e torniamo indietro, anche per noi oggi niente vetta.

D’altronde, lo sappiamo bene, una delle prime lezioni che si imparano facendo escursioni è che alla montagna non si comanda ed è solo con questa salda consapevolezza che si può iniziare a viverla al meglio. 

Di nuovo a Sormano, pranziamo all’ombra dell’osservatorio mentre ripercorriamo la mattinata: ci sentiamo soddisfatti, alla fine noi volevamo solo prendere una boccata d’aria nuova e, beh, non possiamo certo dire di non essere stati accontentati.

Daniele

Simone immerso nel paesaggio innevato
durante l’ascesa al monte San Primo (1682 m s.l.m.).




Info Tecniche
Difficoltà
Escursionisti (E) 
Partenza
Sormano (CO)
Arrivo
Monte San Primo
(1682 m s.l.m.)
Tempo di
percorrenza
2 h                    
Dislivello
positivo
565 metri

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