martedì 30 novembre 2021

#28 - Ricordo di un'Estate

Un uomo sano, infatti, è il complemento delle stagioni,
talché pure in inverno egli reca in cuore l’estate.
 Henry David Thoreau

Novembre.
Le giornate si fanno via via più fuggevoli e ripetitive, il sole più schivo e tiepido.
Il primo gelo cala a farci visita.
Tutto rallenta.
Il mondo si prepara per il lungo letargo dell’inverno.

Ed è in questi pomeriggi intorpiditi che il pensiero vola ai mesi appena passati, alle calde e interminabili serate d’estate, quando la vita crepitava di eccitazione e energia.

Così anch’io mi sono ritrovato a pensare alle mie ultime vacanze, in compagnia di quel manipolo di fratelli acquisiti che chiamo amici, e dato che siamo degli irriducibili montanari i miei ricordi non sono – solo – costellati da spiagge soleggiate e mari cristallini, ma anche da croci di vetta e scalate tra le rocce.
Talvolta entrambe le cose insieme.
Perché sì, persino in vacanza al mare non ci siamo fatti mancare un’escursione in montagna.

Possiamo allora saltare indietro nel tempo…

Agosto.
Porto San Paolo, Sardegna.
Nonostante potremmo sonnecchiare oziosamente fino a mattina inoltrata come si confà alla stagione, è l’alba e siamo già tutti in piedi.
Qualcuno di noi sta ultimando i panini per il pranzo al sacco, qualcun altro armeggia con il fidato zaino, qualcun altro ancora, assonnato, medita di desistere e tornare a letto.
Un pensiero che non fa in tempo a formarsi che siamo già fuori in direzione del porto.
Arrivati al molo ce la troviamo davanti, illuminata d’oro dai bassi raggi del primo sole, imponente, l’isola di Tavolara.
La nostra meta.


Siamo lontani dalle familiari Orobie di casa, ma il richiamo è irresistibile, pure qui.
Il programma è semplice: prendere il traghetto, raggiungere la guida, inerpicarsi lungo il sentiero un tempo battuto dai caprai, imbragarsi per affrontare l’ultimo tratto in ferrata, conquistare il punto più alto dell’isola.

Da zero a 565 metri sul livello del mare in meno di due ore.

E la realtà non tradisce le aspettative: prendiamo subito un buon ritmo, e la nostra guida (vedendoci in forma) non esita a tirare il passo. Insieme a noi ci sono altri ragazzi nostri coetanei con cui ben presto ci troviamo in sintonia e anche la guida, tra una curiosità sul posto e un consiglio per la sera, non è da meno.
La comitiva procede spedita…
…finché non arriviamo al primo punto panoramico. La vista è mozzafiato e da lì si può già ammirare l’intera costa: tutti s’inizia a cercare con lo sguardo le varie spiagge e calette che avevamo visitato nei giorni precedenti e anche quelle che avremmo esplorato nei giorni a venire.
Ma non c’è altro tempo da perdere e si riprende a camminare.
Tra un tratto di terra brulla esposto al sole e uno immerso nell’ombra dei ginepri e degli ulivi selvatici arriviamo infine alla vera sfida del giorno: la ferrata.
Il tempo di una breve spiegazione e, caschetto in testa e bardati di tutto punto, possiamo cimentarci nell’impresa.
Sgancia il primo moschettone, aggancia il primo moschettone, sgancia il secondo moschettone, aggancia il secondo moschettone…
Iniziamo a salire.

Una sola parete di roccia ci separa dalla vetta.

E, non senza qualche breve momento di titubanza e il provvidenziale aiuto della nostra guida, tutti quanti sorpassiamo l’ostacolo ed ecco ad accoglierci la croce di vetta.
Ce l’abbiamo fatta, siamo nel punto più alto.

Coroniamo il traguardo prendendoci un po’ di sole e gustandoci i panini preparati soltanto qualche ora prima, anche se sembra una vita fa.
Non ci conviene, però, rilassarci troppo perché non è ancora finita e la discesa è tutta un’altra storia.

Scendiamo da un altro sentiero e stavolta, complice anche la stanchezza accumulata, la ferrata ci mette decisamente a dura prova, ma la soddisfazione e la contentezza per la cima appena conquistata e la consapevolezza di aver già affrontato il grosso dell’escursione non ci fanno demordere e, arrancando un poco, scendiamo fino al livello del mare.
Qui troviamo la ricompensa per le nostre fatiche: la spiaggia, bagnata da un’acqua che pare adesso ancora più limpida del solito.
Ci sdraiamo sulla sabbia calda e, in religioso silenzio, ci godiamo un lungo istante di pace e tranquillità osservando l’orizzonte.

Ci attraversa la tacita convinzione di aver appena forgiato un ricordo degno degli annali.

Ora, mentre osservo mesto il cielo plumbeo fuori dalla finestra sorseggiando lentamente una tazza fumante di tè, non posso che essere d’accordo.

Daniele

Quattro montanari in vacanza in posa davanti alla croce di Tavolara
(da sinistra Lorenzo, Mattia, Daniele, Simone).




Info Tecniche
Difficoltà
Escursionisti
Esperti Attrezzati
(EEA) 
Partenza
Porto di Tavolara
(0 m s.l.m.)
Arrivo
Punta Cannone
(565 m s.l.m.)
Tempo di
percorrenza
2 h
(ascesa)
Dislivello
positivo
565 metri

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