Informatore N.23

Venerdì 22 Marzo 2024

La domenica delle Palme è il grande portale che ci introduce nella Settimana Santa, la settimana nella quale il Signore Gesù si avvia verso il culmine della sua vicenda terrena. Egli sale a Gerusalemme per portare a compimento le Scritture e per essere appeso sul legno della croce, il trono da cui regnerà per sempre, attirando a sé l’umanità di ogni tempo e offrendo a tutti il dono della redenzione. (Benedetto XVI)

La Settimana Santa

Le celebrazioni liturgiche della settimana santa non sono la semplice ripresentazione cronachistica di quanto è avvenuto nella 1^ settimana santa di 2000 anni fa. E non sono neppure il ricordo psicologico e nostalgico di fatti irrimediabilmente congelati nel passato, senza che abbiano attinenza alcuna con il nostro presente. Attraverso la celebrazione liturgica, infatti, gli eventi commemorati (la passione, la morte e resurrezione del Signore) si rendono presenti nell’oggi e la loro efficacia salvifica si fa per noi attuale. E così i credenti sono chiamati annualmente a fare esperienza della redenzione, partecipando ai sacramenti che trovano nella pasqua di Cristo la loro origine fontale. Dunque protagonista unico e assoluto della settimana santa è Cristo Signore. Ma chi ne celebra la commemorazione liturgica, per attingere alle sorgenti della salvezza, è la sua Chiesa. Potremmo chiederci, da questo punto di vista, di quale natura sia il rapporto che lega questi due soggetti (Cristo e la Chiesa) nella prospettiva specifica della liturgia che si celebra nei giorni della settimana santa. Si potrebbero dare, a questo proposito, molte risposte. Ma forse ve n’è una che in modo particolare può essere considerata la più ricca ed esaustiva dal punto di vista spirituale e liturgico: il cosiddetto rapporto sponsale. Infatti, per usare un’espressione che da S. Paolo (Ef 5,25-27) attraverserà tutta la tradizione cristiana, Cristo è lo Sposo  della Chiesa; e la Chiesa ne è dunque la Sposa. E questo è un tratto peculiare della settimana santa ambrosiana; o meglio, è la prospettiva peculiare secondo la quale la Chiesa ambrosiana rivive nella liturgia i fatti della Pasqua di Cristo. In effetti, un cronista si accontenterebbe di ripercorre e ricostruire la cronologia dei fatti capitati a Gesù di nazaret negli ultimi giorni della sua vita terrena. E, con ogni probabilità, riuscirebbe a fare tanto meglio il proprio mestiere, quanto più fosse in grado di offrirci una ricostruzione asettica, imparziale, gelidamente obiettiva di quanto accaduto. Ma la liturgia non è cronaca. Chi infatti, attraverso la celebrazione liturgica, ripercorre le tappe cronologiche di quei giorni cruciali è per l’appunto la Chiesa, cioè la Sposa, che rivive con emozione, coinvolgimento e tensione gli ultimi giorni della vita terrena del proprio Sposo, Gesù Cristo. E’ proprio questa prospettiva che permette di interpretare correttamente alcune caratteristiche tipiche della liturgia ambrosiana del triduo pasquale. E nel contempo questa stessa prospettiva educa i fedeli a vivere le celebrazioni della settimana santa non come spettatori di una sacra rappresentazione, ma, in quanto membra vive della Chiesa, come protagonisti di un dramma che li coinvolge direttamente. Anche dal punto di vista emotivo. E così nella messa del giovedì santo sera la Chiesa Sposa è chiamata a condividere la notte dell’Eucaristia, dell’agonia, del tradimento di Giuda e del rinnegamento di Pietro, attenta a non farsi coinvolgere “nelle tenebre del discepolo infedele”. Al venerdì santo la Sposa accompagna il suo Signore fino al Calvario, ne contempla la morte salvifica ed entra in una specie di lutto, di “stato di vedovanza”, facendo l’esperienza bruciante della perdita del proprio Sposo: l’assenza della comunione eucaristica in questo giorno fa percepire ai fedeli in qualche modo “la perdita del Dio vivo”, rasentando “il confine dello spavento e della disperazione”. Ma la Chiesa non è vedova disperata, è Sposa fedele e fiduciosa: e infatti, sorretta dalla speranza e dalla parola di Dio, nella veglia pasquale ritrova Cristo Signore risorto, e fa esperienza della sua potenza salvifica attraverso i sacramenti del battesimo e dell’eucaristia. Giustamente – come diceva un antico autore dei primi secoli cristiani – la notte di Pasqua è la”ninfagoga”, la notte che, dopo i giorni della passione e del lutto, fa reincontrare nella gioia pasquale lo Sposo alla Sposa.

Padre Heriberto Garcia Arias

è il sacerdote messicano (35 anni) che sarà a servizio in parrocchia soprattutto per le confessioni da lunedì 25 a domenica 31 marzo. Padre Heriberto studia al Collegio messicano di Roma. Ho scoperto che con i suoi due milioni di followers su Tik Tok, Youtube e Instagram è il numero uno degli influencer cattolici del mondo.

 

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